Non dimenticherò mai l'11 Marzo 2020.
Il primo ministro italiano Giuseppe Conte aveva appena annunciato il decreto #IoRestoaCasa, comprendente varie misure per il contenimento e la gestione dell'emergenza causata dall'epidemia di COVID-19 nel mio paese. Molti aspetti della vita quotidiana come l'istruzione, il tempo libero, la religione, i viaggi e la vendita al dettaglio avrebbero d'ora in poi sostenuto pesanti restrizioni. La maggior parte dei negozi sarebbe stata costretta a chiudere, ad eccezione di farmacie e supermercati. La popolazione sarebbe potuta uscire solo per mansioni strettamente necessarie come lavoro, visite mediche e spesa. Inutile dire che tutto ciò stava per drasticamente cambiare la mia vita di tutti i giorni, proprio nel momento in cui ancora cercavo di adattarmi allo stile di vita adottato solo poco tempo fa.
A dicembre del 2019, dopo 10 lunghi e difficili anni, avevo finalmente ottenuto il dottorato di ricerca in Biochimica presso l'Università di Helsinki in Finlandia. Non avendo ancora trovato un nuovo lavoro dopo la conclusione del dottorato, mi trasferii nell'appartamento dei miei genitori a Monterotondo, una piccola cittadina di circa 41,000 persone vicino a Roma. Dopo aver vissuto da sola a Helsinki per tutti quegli anni, stavo cercando di adattarmi a questo nuovo stile di vita, e ad essere sinceri, non era poi così semplice. Ho sempre considerato me stessa un´introversa, una persona che ha regolarmente bisogno di tranquillità e di spendere tempo da sola per ricaricarsi dagli stimoli costantemente riversati dal mondo esterno. E ora, dalla lontana e segregata Finlandia, mi ritrovai all'improvviso a vivere di nuovo con i miei genitori, nella caotica, disordinata e pazza Italia. Da aggiungere a tutto ciò, il fatto che il mio ultimo anno all'Università di Helsinki era stato segnato da pesanti episodi con le cui conseguenze, soprattutto mentali, avevo ancora a che fare. Fortunatamente, la mia cameretta era ancora lì ad aspettarmi a Monterotondo, permettendomi così di passare ogni tanto del tempo da sola. Il mio nascondiglio sicuro, dove potermi ricaricare, dove potermi concentrare sulla mia ricerca di lavoro, dove poter pensare alle molte cose successe l'anno precedente in Finlandia, le quali, non solo avevano pesantemente segnato la mia vita, ma anche stimolato grandi cambiamenti in me.
E ora, dalla lontana e segregata Finlandia, mi ritrovai all'improvviso a vivere di nuovo con i miei genitori, nella caotica, disordinata e pazza Italia.
Da quando ero tornata a Monterotondo, dividevo le mie giornate tra palestra, passeggiate, spesa al supermercato, tempo insieme ai miei genitori e ricerca di lavoro, la quale occupava la maggior parte del mio tempo. Riuscivo inoltre ad incontrarmi molto più regolarmente con tutti i miei amici d'infanzia, con i quali avevo raramente avuto occasione di trascorrere del tempo nei miei 10 anni vissuti in Finlandia. Stavo perciò vivendo complessivamente una vita equilibrata e serena, nonostante i grandi cambiamenti e le ferite ancora aperte del mio recente passato. Ovviamente seguivo da vicino le notizie sul COVID-19 ed ero consapevole della situazione in Cina, il primo paese ad essere duramente colpito dal nuovo virus chiamato SARS-CoV-2, ma per qualche motivo, tutto ciò mi sembrava così lontano. E guarda un pó quanto mi ero sbagliata!
Ed eccoci di nuovo qui, all'11 Marzo, a guardare in televisione il Primo Ministro elencare tutte le regole che dal giorno successivo saremmo stati obbligati a seguire.
La prima settimana andò abbastanza bene. Rimanemmo a casa, niente passeggiate o uscite per tutta la famiglia. Le giornate erano davvero belle, soleggiate e calde, intorno ai 20 gradi centigradi, il che ci permise di passare molto tempo sulla nostra grande terrazza, facendo un pó di giardinaggio o semplicemente godendoci il sole. Dopo una settimana andai a fare la spesa. Essendo i miei genitori un gruppo a rischio per COVID-19, io ero l'unica ad uscire per la spesa settimanale. Generalmente facevo una fila di circa 2-3 ore perché l'ingresso al supermercato era stato regolato in modo tale da permettere solo a poche persone alla volta di entrare. Mi sentivo abbastanza sotto pressione ad essere l'unica ad uscire di casa, e mi preoccupavo ancora di più per i miei genitori: e se dopo aver fatto la spesa avessi portato il virus a casa? Stavo ovviamente molto attenta, ma quanto si può stare attenti in un supermercato dove ci sono altre persone che toccano le stesse cose che tocchi tu? A casa passavo il tempo anche parlando con amici e parenti su Skype o Facetime, tutti estremamente preoccupati dal rapido incremento d'infezioni in Italia. La mia ricerca di lavoro ebbe una piccola frenata. Nonostante riuscii ad ottenere un colloquio telefonico per un'azienda farmaceutica a Londra, stavo facendo meno domande di lavoro, probabilmente perché trascorrevo molto più tempo a guardare le notizie provenienti non solo dall'Italia ma anche dal Pakistan e dalla Finlandia, paesi nei quali vivono famigliari e amici.
La seconda settimana in isolamento iniziò a diventare pesante per me. Mi sentivo sopraffatta dalla quantità d´informazioni sulla pandemia in corso. Qualsiasi cosa facessi, accendere la TV, guardare le notizie, accedere a Facebook, a Twitter o a qualunque altro social network, vedevo sempre e soltanto COVID-19, COVID-19 e ancora COVID-19. Mi resi conto che non riuscivo letteralmente a fare altro! Passavo da una notizia all'altra, da un'app all'altra, in un circolo vizioso e inarrestabile. Non facevo altro che spostarmi dal divano al letto e viceversa, con il mio cellulare che mostrava qualche notizia sempre in mano. Inutile dire che tutto ciò influì anche sulla mia ricerca di lavoro, anch'essa ormai in quarantena, nascosta da qualche parte dove non riuscivo ad arrivare, perché tutto ciò che succedeva intorno a me, stava esaurendo tutte le mie energie e la mia volontà di fare qualsiasi cosa.
Passavo da una notizia all'altra, da un'app all'altra, in un circolo vizioso e inarrestabile. Non facevo altro che spostarmi dal divano al letto e viceversa, con il mio cellulare che mostrava qualche notizia sempre in mano.
Durante la seconda settimana, iniziai a mostrare alcuni sintomi fisici: le mie giornate erano ora profondamente condizionate da una forte pesantezza sul petto e da un respiro corto. Ero abbastanza sicura che questi sintomi non fossero in alcun modo collegati al COVID-19, ma a volte, per qualche millisecondo, pensavo: "E se fosse COVID-19"? Dopo la comparsa di questi sintomi, iniziai ad avere grossi disturbi del sonno. Ogni giorno seguo una routine del sonno molto regolare. Adesso, o non riuscivo ad addormentarmi, oppure, se ci riuscivo, mi svegliavo senza alcun motivo nel cuore della notte e fissavo il soffitto per ore fino ad addormentarmi di nuovo. Ed eccola qua un´altra volta, la mia cara amica ansia era tornata a di nuovo a farmi visita! Combatto con problemi d´ansia e sonno da diversi anni ormai, ma gli episodi dell'anno scorso nella mia università e questo isolamento hanno decisamente amplificato i suoi sintomi fisici.
Dovevo fare qualcosa, dovevo aiutare me stessa ad uscire da questa inerzia nella quale mi trovavo. Dovevo organizzare le mie giornate pur non avendo un chiaro traguardo come quello di scrivere un articolo scientifico, una borsa di studio o una tesi. Innanzitutto, decidetti di limitare a tempi più brevi e a orari specifici della giornata la mia esposizione a internet e a tutte le tragiche notizie che stavano arrivando dal mondo. Intrapresi un nuovo hobby e iniziai a fare origami. Ogni volta creavo un animale diverso (mio nipote di 7 anni che vive a Londra me ne chiedeva uno specifico ogni giorno), ritrovandomi così con una felice famiglia di 5 animaletti un pochino stortignaccoli. Essendo costretta a passare periodi brevi online o di fronte alla televisione, spendevo più tempo a chiacchierare regolarmente con la nostra vicina di casa del piano di sotto: era come prendersi un caffè, solamente a lunga distanza, da terrazza a terrazza! Navigando su Twitter mi sono imbattuta in alcune opportunità per tenermi occupata. Mi sono iscritta a "Skype a Scientist", una piattaforma che consente alle famiglie con bimbi in età scolastica di contattare uno scienziato e fare una chiacchierata su un argomento di loro interesse. Verso la fine di marzo, ho preso la decisione di condividere la mia esperienza di vita in isolamento in uno dei luoghi più colpiti al mondo da questa pandemia. Ed eccomi qua, a scrivere della mia vita in isolamento, opponendomi con tutte le forze alla sindrome dell'impostore che fa ormai parte di me da anni (eh sì, ho anche quella!).
Sono passate quasi cinque settimane dall'inizio dell´isolamento e la mia ansia e´ decisamente migliorata e i suoi sintomi fisici sono più lievi. Continuo a tenermi occupata facendo varie cose e ho ricominciato a fare altre domande di lavoro, anche se nell´angoletto della mia mente c'è sempre la paura di non essere mai chiamata a causa delle tragiche circostanze in corso. Il nostro Primo Ministro ha ora prolungato la quarantena fino al 3 Maggio. Alcuni tipi negozi, uffici e fabbriche hanno riaperto il 14 Aprile, ma il resto della popolazione deve continuare a seguire le regole di distanziamento sociale. Dopo 160,000 contagiati e 20,000 decessi confermati, l'Italia pare aver raggiunto l´apice. Ci sarà bisogno di più giorni per vedere (si spera!) un calo costante delle infezioni e dei decessi; se tutto procederà come previsto, potremmo iniziare molto lentamente a ritornare a una vita più "normale".
Ma cosa sarà una "vita normale" dopo tutto questo?
Ma cosa sarà una "vita normale" dopo tutto questo? Cosa mi sarà permesso di fare? Sarò in grado di fare la spesa normalmente? Potrò vedere i miei amici come facevo prima? Mi sarà permesso di viaggiare? Potrò andare a fare un´intervista all´estero se sarà necessario? Non conosco le risposte a tutte queste domande, e onestamente, non voglio neanche pensarci ora. Molto tempo passerà e mi preoccuperò di tutto ciò, perché lo so che mi preoccuperò, solo quando sarà il momento giusto.